Elena Germani Psicologa e Psicoterapeuta del Benessere

In psicologia si parla di due tipologie di traumi: quelli “con la T maiuscola” e quelli “con la t minuscola”. Nonostante siano molto diverse come tipologie, le ricerche scientifiche hanno dimostrato che le reazioni e le conseguenze dal punto di vista emotivo sono le stesse. Vediamole insieme.

 

Essere vittima di un trauma porta a conseguenze non solo emotive ma anche dal punto di vista fisico nella neurobiologia del cervello. Queste conseguenze circa nel 70-80 % dei casi si risolvono spontaneamente senza la necessità di un intervento psicologico, grazie ai meccanismi innati presenti nel cervello umano. Tali meccanismi portano ad integrare le informazioni relative all’evento all’interno delle reti mnestiche del cervello. In questo modo le informazioni vengono ricollocate in modo costruttivo e adattivo diventando “narrabili”.

Quando però le situazioni sono troppo forti per la persona, tale meccanismo si blocca e questo processo non avviene. Si verifica una interruzione del normale modo di processare l’informazione da parte del cervello. In questo caso tutte le informazioni relative all’evento traumatico (immagini, suoni, sensazioni fisiche) sono immagazzinate in modo disturbante e non possono essere assimilate in maniera funzionale. Non si crea così una “memoria coerente” dell’esperienza. Per questo motivo una persona può sentire le stesse emozioni come se fosse appena successo quell’evento, anche se è passato molto tempo. Queste informazioni conservate nella memoria senza essere elaborate continuano ad essere attivate da stimoli esterni e si esprimono sotto forma di incubi, pensieri intrusivi e iper-attivazione del sistema nervoso. È come se quell’informazione venisse “congelata” così come è stata vissuta, nella sua forma ansiogena. E quindi non può essere elaborata.

Fino a quando non vengono elaborate, le informazioni rimangono isolate all’interno delle reti neurali del soggetto. In questo modo costituiscono dei “circuiti di memoria disfunzionali”. Accade quindi che il soggetto continui a soffrire a causa dell’evento vissuto, nonostante sia passato molto tempo.

La persona in questi casi prova le medesime sensazioni vissute durante l’evento, che le impediscono una vita lavorativa e relazionale soddisfacente. I ricordi dell’evento infatti possono riattivarsi in modo involontario come immagini, flashback o pensieri automatici nel momento in cui si presenta uno stimolo simile.

Il Disturbo Post-traumatico da Stress

Nei casi più seri il soggetto può sviluppare un Disturbo Post-traumatico da Stress (PTSD) caratterizzato da sintomi facilmente associabili ad uno stato di ansia generalizzato. Questi fanno sentire la persona in balia degli eventi e non più padrone della sua vita. Il PTSD è caratterizzato dal “rivivere” continuamente l’evento traumatico, provando emozioni, sensazioni e pensieri negativi vissuti in quel momento. Tra i sintomi più presenti nel Disturbo Post-traumatico da Stress troviamo:

  • Problemi fisici: nausea, stanchezza.
  • Problemi del sonno: incubi o sogni sull’evento vissuto, difficoltà ad addormentarsi e a mantenere un sonno prolungato.
  • Difficoltà a concentrarsi anche in attività semplici.
  • Flashback della situazione: immagini e pensieri della situazione vissuta che compaiono improvvisamente e lasciano nel soggetto un senso di disagio.
  • Senso di colpa: tendenza a colpevolizzarsi per non avere fatto abbastanza per l’altra persona e per essere sopravvissuti quando un’altra persona è morta o ferita gravemente.
  • Reazioni spropositate a ipotetiche situazioni di allarme quando stimoli ambientali, persone o situazioni richiamano l’evento traumatico, anche in modo involontario.
  • Evitamento di situazioni simili a quella traumatica per la paura di rivivere l’evento e le sensazioni provate durante esso.
  • Senso di vulnerabilità: paura nel futuro e sensazione di essere estremamente vulnerabile

L’insorgenza e successivamente la cronicizzazione di un PTSD è accentuata da tre fattori che si rinforzano l’un l’altro:

  • Le caratteristiche dell’evento traumatico: prolungamento, gravità, presenza di altri problemi personali
  • Le caratteristiche della persona: livello di autostima, storia personale, condizioni pregresse negative di salute, struttura di personalità
  • L’ambiente e i fattori ambientali: poche risorse amicali e di sostegno

Per riportare il cervello al naturale equilibrio è necessario elaborare il trauma “congelato” permettendo il completamento di un’operazione fisiologica che si era interrotta. Per fare ciò, è possibile utilizzare l’EMDR, una tecnica specificatamente dedicata a questo.

 

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